È imminente una svolta nelle indagini delle procura di Roma sulla scalata a Bnl. Il fascicolo è stato aperto due anni fa con l'iscrizione tra indagati di Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, già presidente e vicepresidente di Unipol, e il finanziere bresciano Emilio Gnutti. Poi, per parecchio tempo, l'inchiesta è sembrata restare immobile. Circa un paio di settimane fa l'accelerazione: i magistrati che guidano l'inchiesta, Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli, avrebbero già provveduto all'iscrizione di diversi nuovi nomi nel registro degli indagati. L'uscita di Perla Lori dal pool va letta proprio con l'ingresso di nuovi nomi tra i personaggi al centro delle indagini, per una situazione di incompatibilità in cui si è venuta a trovare. L'attenzione sulla scalata Bnl è stata riaccesa da un voluminoso dossier (qualcosa come un centinaio di pagine) che il nucleo valutario delle Guardia di Finanza ha consegnato ai magistrati nei giorni scorsi.
È il risultato di indagini durate mesi e mesi, che hanno portato i finanzieri a seguire i movimenti di circa l'80% del capitale di Bnl tra la fine del 2003 e il 31 maggio 2005 (data di una cruciale all'assemblea della banca). La consegna di un secondo dossier, relativo al periodo successivo fino alla vendita del pacchetto posseduto dal contropatto guidato dall'imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone a Unipol il 18 luglio 2005, è atteso a giorni.
Le informazioni e le notizie di reato, che contemplano tra l'altro l'aggiotaggio, l'insider trading e la mancata informazione alle autorità di vigilanza, emerse con la mappatura dei movimenti di titoli attraverso centinaia di intermediari finanziari ha consegnato ai magistrati consistenti elementi per ridare corpo all'inchiesta.
Nel mirino in particolare sono finite operazioni fatte dai componenti del contropatto, di cui oltre a Caltagirone facevano parte Stefano Ricucci, Danilo Coppola, Giuseppe Statuto, i fratelli Lonati e Vito Bonsignore.
I passaggi chiave vanno dall'estate del 2004, quando emergono le prime notizie sulla formazione del contropatto per contrastare il patto che guidava Bnl (Bbva, Generali, Della Valle). In quella occasione il titolo subì oscillazioni che secondo le ricostruzioni non erano da attribuire al mercato, bensì a qualcuno che faceva insider trading. E ancora: l'aumento di capitale di Bnl varato a fine 2004 sarebbe stato l'occasione per un vorticoso passaggio di azioni tra i soci del contropatto tutt'altro che cristallino. Passaggi salienti sono stati trovati anche al momento della vendita del 27% di Bnl da contropatto a Unipol nel luglio 2005.
Nuovi elementi potrebbero anche sul ruolo dell'ex Governatore di Bankilitalia, Antonio Fazio, già indagato a Roma nell'ambito dell'inchiesta Antonveneta per abuso d'ufficio.
Fazio avrebbe dato un'interpretazione "estensiva" (che è stata acquisita) delle norme bancarie che vietano a uno o a più imprenditori in cordata di superare il 15% del capitale di una banca. L'ex Governatore si sarebbe procurato anche un parere pro-veritate a sostegno della scelta( per autorizzare il contropatto a salire al 27% di Bnl) da un esperto indipendente, proprio come fece quando autorizzò Giampiero Fiorani, ex a.d. della Popolare di Lodi, a lanciare un'Opa su Antonveneta.

 

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